Non tutte le invenzioni hanno successo, per quanto utili e innovative.
In occasione della Festa della Donna vogliamo ricordare la storia controversa di Giuseppa Zambruni, inventrice donna di metà Ottocento, in una società dove per far valere le proprie idee (e invenzioni) bisognava essere uomini.
Nata a Cremona nel 1800, Giuseppa (all’anagrafe registrata come ‘cucitrice’) seguì fin da giovane le orme del padre, chimico esperto e assistente presso il liceo cittadino.
Dopo la sua morte, fu lei a proseguire gli esperimenti volti a mettere a punto un metodo per la filatura dei bozzoli di seta in acqua fredda; un metodo rivoluzionario che però incontrò parecchia diffidenza e numerose difficoltà, ma che la Zambrini continuò a perfezionare per decenni, fino a depositarlo nel 1871.
Ecco come lo descrive lei stessa in un articolo pubblicato un paio di anni prima dalla Gazzetta di Pisa.
“Dopo molti anni di studio finalmente riuscii a portare il mio metodo di filatura a freddo a quella perfezione da superare il vecchio sistema in sommo grado. Oltre alla sveltezza nella filatura, desso apporta altri grandi vantaggi che aumenteranno ognor più il commercio delle sete.”
“Tra i principali […] citeremo: 1° Un utile del 60 per cento nel combustibile; 2° Seta in maggior copia e di più forza di quella tratta a caldo; 3° Molto minor quantità di sfilamenti (o straccia).”
“Appena compita la filatura con bozzoli freschi, si raccolgono i bachi; da essi nascono le farfalle, si accoppiano e danno ottima semente; anche questo è un grandissimo vantaggio. Assicuro che il mio sistema non porta alterazione di sorta alla seta, né danni alla salute delle lavoratrici.”
Un’invenzione di grande valore anche dal punto di vista della sostenibilità e della difesa delle condizioni di lavoro (un lavoro al tempo affidato prevalentemente alle donne).
Giuseppa Zambrini non si arrese mai: tentò per tutta la vita di trovare investitori, girando in lungo e in largo l’Italia per presentare il suo metodo ai congressi e alle esposizioni più importanti, tra cui l’Esposizione Femminile di Firenze.
Con un commento riportato dal Giornale delle Arti si riassume tutta la sua vicenda umana e professionale di Giuseppa.
“In tutte le sale dell’esposizione un solo oggetto rappresenterebbe il genio inventivo, la potenza creatrice femminile. Ma questo […] non ferma gli sguardi di nessuno. […] Questa donna ha consumato la sua esistenza in indefessi studi ed esperimenti […] Avrebbe bisogno di essere ajutata per far conoscere l’utilità della sua invenzione, che può recare grandi vantaggi all’industria serica ed alle tintorie in Italia.”
(Citazioni tratte dal libro Inventori e invenzioni a Cremona e provincia – 1859-1896 di Roberto Caccialanza)